Il margine di ricavo che resta ad un rivenditore sulle sigarette e sugli altri prodotti come accendini, lotterie istantanee e marche da bollo.
Vuoi aprire una tabaccheria? Se hai fatto questo pensiero, ti sarai chiesto quanto guadagna un tabaccaio. Saprai sicuramente che non si tratta di vendere soltanto sigarette ma una gamma più o meno ampia (a seconda del tipo di attività che si vuole avviare) di articoli per il fumatore: dalle cartine per arrotolarsi la sigaretta «fai-da-te» agli accendini e ai fiammiferi, da tutto ciò che serve a chi non rinuncia alla pipa alle piccole ricariche degli intramontabili Zippo, gli accendini che resistono da metà del secolo scorso e che sono diventati un mito per i nostalgici.
Oggi, però, avere una tabaccheria vuol dire molto di più: ad esempio, incassare per conto della Pubblica amministrazione tasse, multe, tributi e quant’altro. Senza dimenticare tutto l’universo dei giochi del Monopolio di Stato: Gratta e Vinci, Enalotto e Superenalotto, e chi più ne ha più ne giochi. Insomma, per sapere quanto guadagna un tabaccaio non bisogna cercare solo il margine economico che ricava da un pacchetto di «bionde»: bisogna tener conto di tante altre cose.
A differenza di chi apre un altro tipo di negozio, qui si lavora sui vizi e sulle virtù dei consumatori. Senza dimenticare che il tabaccaio, come tutti gli esercenti, ha le sue spese fisse tra affitto del negozio, corrente, merce da pagare ai fornitori, personale (se non è a conduzione familiare) ecc. Cerchiamo di farci un’idea di quanto guadagna un tabaccaio.
Indice
Tabaccaio: quali fonti di guadagno?
Sicuramente, la maggior parte delle persone che entrano in una tabaccheria lo fa per comprare uno o più pacchetti di sigarette se non, addirittura, un’intera stecca per tenersi la scorta e non farsele mancare mai (un fumatore accanito rinuncia a mangiare ma non alla sigaretta, questo è poco ma sicuro). Nel valutare quanto guadagna un tabaccaio, quindi, la prima fonte di profitto da prendere in considerazione è proprio quella delle «bionde», cioè il margine che resta al titolare della tabaccheria del pacchetto che vende al cliente. Che forse è quello più alto rispetto a tutto il resto.
Perché poi ci sono tante altre cose che si possono trovare dal tabaccaio ma che rendono molto meno delle sigarette: accendini, cartine, ricariche telefoniche, lotterie varie, valori bollati (le marche da bollo che oggi in tabaccheria vengono stampate al momento), ecc.
Dopodiché, tutto dipende da ciò che il titolare vuole mettere a disposizione dei clienti: c’è chi aggiunge caramelle (possibilmente quelle che mascherano ma che non risolvono del tutto il tipico alito del fumatore) e gomme da masticare, chi addirittura qualche slot machine e chi decide di non limitarsi alle sigarette ma di prendersi anche la licenza per vendere i giornali e mettere su un’edicola tabaccheria per attirare più clienti.
Tabaccaio: qual è il suo margine di guadagno?
Detto tutto questo, che cosa resta in mano al titolare di una tabaccheria per ogni pacchetto di sigarette venduto, per ogni biglietto di Gratta e Vinci su cui qualcuno tenta la fortuna, su ogni accendino acquistato da un cliente? Quanto ci guadagna il tabaccaio in termini percentuali?
Le sigarette sono quelle che rendono di più: per ogni pacchetto, il tabaccaio guadagna circa il 10%. Significa che per una confezione da 20 «bionde» che costa 5 euro, il rivenditore porta a casa 0,50 euro, ossia ha un margine di 5 euro per ogni stecca. Insomma, per guadagnare 100 euro in un giorno solo con le sigarette, deve vendere 200 pacchetti.
Per quanto riguarda gli altri prodotti come accendini, ricariche telefoniche, Gratta e Vinci, Lotto, slot machine e quant’altro, la sua percentuale di guadagno è dell’8%. Rendono ancora di meno le marche da bollo: in questo caso, l’aggio si ferma al 5%.
Si badi bene però: questi sono i ricavi, il che non vuol dire che, ad esempio, un tabaccaio guadagni 100 euro su 200 pacchetti di sigarette venduti: come chiunque abbia un’attività, dai ricavi vanno tolte le spese già citate dell’affitto, del personale, delle utenze. Su per giù, si stima che mediamente un tabaccaio porti a casa sui 1.300 euro. «Mediamente» significa che qualcuno guadagna di meno e che altri riescano a fare un incasso maggiore (può arrivare a 2.000 euro e anche di più), magari perché meglio piazzati o perché è l’unico ad avere questo tipo di negozio in un piccolo paese.
Un elemento da non sottovalutare è quello del posizionamento del negozio: ovviamente, il tabaccaio che si trova in un quartiere di periferia poco frequentato non avrà un profitto come quello che ha aperto il suo locale nella piazza della chiesa o del Comune, accanto a un bar che non vende sigarette, dove il viavai di persone è molto più nutrito. Certamente, pagherà un affitto più alto rispetto a chi è completamente fuori mano ma avrà dei presupposti per vendere di più e per compensare i costi.
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